l’aereo.
mal di testa che poi è passato da solo.
aspettavano quattro giorni di spasso totale.
testa leggera!
pensiero negativo…anzi…nessun pensiero proprio! 🙂
aeroporto le mie compagne di viaggio come fossero amiche che conosco da sempre: siamo pronte
ad iniziare quest’avventura!
Sul nostro pulmino si respira già l’aria dell’allegra scampagnata mentre la spumeggiante Giuseppina, che alla camera di commercio è Responsabile del Settore Promozione Turismo, ci introduce al Sarrabus.
Con Sarrabus s’intende il territorio estremamente vario a sud-est della Sardegna: in pochi chilometri si arriva dal mare alla montagna cambiando completamente paesaggi, profumi e modo di vivere.
Per darvi un’idea, alla zona del Sarrabus appartiene il famosissimo comune di Villasimius con le sue bellissime spiagge.
Altri comuni sono Muravera, Villaputzu, Castiadas e poi….
…E poi c’è una magnifica perla nascosta a 5km dal mare, sconosciuta ai più: il magnifico comune di San Vito, che ci ha ospitate per due giorni durante questo tour.
Me ne sono innamorata!
Ma il perché ve lo racconto nella prossima puntata 🙂
Prima vi devo assolutamente parlare della nostra prima meta: la peschiera di Feraxi (di pronuncia Feraji) nel comune di Muravera.
Si rimane a bocca aperta davanti ad un paesaggio che sembra un quadro.
La Cooperativa Pescatori Feraxi nasce nel 1976 ad opera di Antonio Cuccu che l’ha gestita per molti anni innovandola continuamente.
Ora il testimone è passato al figlio Gian Piero che assieme ad altri 14 soci gestisce questo paradiso terrestre.
Eccolo qui mentre cammina e controlla i pesci al pascolo 🙂
La peschiera è in sostanza un pezzo delimitato di mare (di circa 70 ettari!!!) dove vengono allevati pesci e conchiglie: si va dall’orata alle arselle passando per cozze, vongole e spigole.
Una meraviglia per gli occhi!
Sono rimasta incantata dall’aria fresca e tersa e il profumo di quest’acqua limpida dove vengono allevate cozze strepitose come queste!
Cozze che poi ho mangiato come non ci fosse un domani 😀
Dove me le sono mangiate, dite?
All’Ittiturismo a due passi dalla peschiera!
Sì, perché dovevano aver intuito che eravamo 10 food blogger agguerrite e ci hanno lanciato un guanto di sfida mica da scherzo!
Gli antipasti che abbiamo assaggiato erano di una freschezza e di una qualità eccelsa.
Ricordo commossa la cernia marinata con limone e mandarino…
E dei magnifici carciofi con la bottarga: una delizia!
Dei tanti dolci assaggiati durante questo viaggio i parafrittus mi sono rimasti nel cuore.
Sono frittelle leggere, morbide e dal profumo paradisiaco.
Il loro nome in italiano viene tradotto in “frati fritti” perché si dice che il bordo più chiaro che rimane al centro di ogni ciambella assomigli al cordone del saio dei frati 🙂
PARAFRITTUS
farina forte (vedi note)
farina debole tipo 00
latte intero
fuso
grappa
lievito di birra
grattugiata e succo di un’arancia
grattugiata e succo di un limone
bacca di vaniglia
olio, per friggere
semolato, per la finitura
facendo il lievitino.
di latte a temperatura ambiente, il lievito di birra sbriciolato, un cucchiaio
di zucchero (preso dal totale), 50g di farina 00 (presa dal totale) e mescolate
con un cucchiaio per ottenere un composto omogeneo. Coprite con la pellicola e
fate lievitare per 20 minuti.
dell’impastatrice unite le due farine, la scorza d’arancia e di limone, lo
zucchero, le uova, i semi di vaniglia e cominciate ad amalgamare il tutto con
il gancio a foglia.
l’impastatrice va aggiungete il burro fuso, il succo d’arancia, la grappa, il
latte e infine il lievitino.
sta insieme mettete il gancio ad uncino ed impastate a velocità alta per 8-10
minuti per incordarlo: l’impasto finale dovrà staccarsi dalle pareti della
ciotola ed essere elastico, lucido e liscio.
gran parte durante la fase di incordatura dell’impasto, non preoccupatevi se vi
sembra troppo forte!
ciotola con un panno umido e lasciate lievitare per un’ora.
questo tempo dividete l’impasto in 15 palline da 90 grammi, aprite un buco nel
centro di ognuna e mettetele a lievitare su una superficie spolverata di
farina, ben distanziate l’una dall’altra.
nuovamente e fate lievitare per due ore.
per friggere!
l’olio nella friggitrice o in una pentola capiente e portatelo a 180°C, coprite
un vassoio con carta assorbente, preparate un piatto con lo zucchero semolato e
infine un vassoio (con poca carta assorbente) per accogliere i parafrittus
pronti.
delicatezza i parafrittus, allargate il buco centrale che sarà quasi sparito
con la lievitazione (fate attenzione a non sgonfiarli!!) e calateli nell’olio, cuocete 2 minuti per lato controllando
costantemente la temperatura dell’olio per evitare che scuriscano troppo o che,
in caso di temperatura troppo bassa, assorbano l’olio. Friggetene 3-4 alla
volta, conforme la grandezza della vostra pentola.
i parafrittus sono pronti scolateli sulla carta assorbente, rotolateli nello
zucchero semolato e metteteli sul vassoio finale.
caldi, tiepidi, freddi…sono soffici e buoni da morire!!! 🙂
usando la farina “Panettone” del Molino Quaglia ma potete usarne un’altra della
quale vi fidate oppure una farina Manitoba.
si può fare anche a meno, la fase dell’incordatura richiede circa 15 minuti di
lavoro impastando e sbattendo la pasta finché risulta liscia, elastica e lucida.
perfettamente per 48h se chiusi in un sacchetto di plastica, riscaldateli un
po’ nel forno o nel tostapane prima di addentarli 🙂
che secondo la tradizione si possono anche inzuppare leggermente nell’alchermes
prima di passarli nello zucchero semolato, provate se vi piace! 🙂
6 Comments
Adoro i tuoi racconti, sento la tua voce mentre ti leggo e la tua personalità vivace e piena salta fuori in ogni post. Mi piacciono i tuoi ricordi ed il modo in cui li condividi. Le tue foto per altro sono sempre più belle e mi sono incantata su ognuna di loro. La ricetta dei parafrittus è mia. Te la rubo perché appena scocca ufficialmente il carnevale, entreranno nel festival del fritto di Andante. E probabilmente nel prossimo racconto sardo.
Brava la mia biondissima enfant terrible.
Un bacione, Pat
Avevo già letto i reportages di Patty e Cristiana, ora ti ci metti anche tu ed io non posso fare a meno di sbavare sulla tastiera (l'immagine è poco elegante, ne convengo, ma questo è l'effetto che mi fa leggere di cotante prelibatezze)!
Ho avuto la fortuna di girare un po' la Sardegna, anche oltre le classiche spiagge da cartolina, e ne ho un ricordo bellissimo: paesaggi incontaminati, gente ospitale e accogliente e cibo genuino…insomma, cosa volere di più? E sappi che con queste immagini ed il tuo racconto mi hai messo una gran voglia di tornarci presto. Grazie!
Che nostalgia della mia Sardegna!! Bellissimo reportage e che fame mi hai fatto venire!! E sono solo le 10 del mattino qui!!!
Bellisimo racconto e foto strepitose!
Come ti ho già detto, faccio finta di non avere visto niente… 😉
Ciao Isabel
Mamma che ricordi…ci voglio tornare!! Ma intanto per Carnevale i parà frittura li faccio
Vi ho seguite passo passo con grande (e benevola) invidia mentre eravate in Sardegna, e la peschiera di Faraxi mi aveva colpito moltissimo.. ora che la guardo meglio e che leggo per benino anche tutto il ben di Dio che vi siete scofanati, quando prenoto il viaggio in Sardegna? Presto prestissimo! Che voglia di tornare in quella terra splendida e ricchissima!
Ps. Sarà, ma com'è che da te trovo sempre ricette da proposta di matrimonio? Anche queste rientrano appieno, poiché al colui ricordano i frati (proprio così si chiamano in Toscana, o almeno in alcune sue parti) che mangiava da piccino sulle spiagge dell'Elba 🙂